Identificazione e trattamento delle deformazioni posizionali del cranio

Deformazioni posizionali del cranio_Velardi

a cura di Francesco Velardi, neurochirurgo

Negli ultimi decenni le Deformazioni Posizionali del Cranio (DPC) hanno rappresentato un nuovo problema clinico a causa delle loro diffusione epidemica.

Le DPC sono state associate con l’implementazione della Campagna “Back to Sleep”, lanciata dall’American Academy of Pediatrics nel 1992, ed alla conseguente posizione supina di decubito dei i bambini nel corso dei primi mesi di vita. Recenti studi ne stimano l’attuale prevalenza al 18-19.7%.

 

Come identificare le deformazioni posizionali del cranio

L’accrescimento cranico riveste un ruolo essenziale nella genesi della DPC. Il malleabile cranio del feto e del neonato si espande passivamente in tutte le direzioni, seguendo le leggi fisiche dei fluidi, in risposta alla minima pressione interna esercitata dal cervello in rapido accrescimento. Questo processo è ovviamente più rapido nel corso dei primi mesi di vita e rallenta in maniera significativa dopo il primo anno.

Durante il decubito, il cranio subisce una resistenza all’espansione nella zona di contatto. Tale resistenza si distribuisce uniformemente in maniera estremamente variabile, quindi risulta statisticamente insignificante ed inefficace a determinare qualunque anomalia morfologica.

Nei casi in cui, nel corso delle prime settimane di vita, il neonato manifesti una limitazione dell’arco di rotazione cervicale (ROM), il decubito sarà preferenziale e prevalente. La resistenza all’espansione cranica sarà esercitata in una ristretta zona del cranio, generando conseguentemente un appiattimento regionale e, quindi, un’alterazione progressiva della forma del cranio (DPC). L’espansione cranica verrà orientata verso le regioni adiacenti, che esprimono una minore resistenza, determinando così un’ulteriore deformazione compensativa associata.

Qualcuno ipotizza che, una volta che il bambino sarà in grado di decombere indifferentemente su tutti i lati, la parte appiattita del cranio sia capace di espandersi selettivamente, di gonfiarsi autonomamente, mentre la parte iper-espansa rallenterebbe la sua espansione, fino a farsi raggiungere dall’altro lato. In questa maniera la deformazione sarebbe destinata a scomparire, simmetrizzando le aree appiattite.

Questa attesa di miglioramento si basa, purtroppo, su presupposti illogici, che implicherebbero la possibilità che il cranio si accresca in maniera differenziale, più velocemente dal lato appiattito, più lentamente dal lato iper-espanso, come se tendesse a raggiungere un asse di simmetria ortogonale all’asse del corpo.

Nelle prime settimane di vita la limitazione del ROM cervicale è il fattore eziologico prevalente nella determinazione delle DPC. La persistenza di un’anomalia del ROM cervicale nei mesi successivi rappresenta un determinante della severità della condizione deformativa.

Quando limitata esclusivamente alle strutture della volta cranica, la DPC manifesta conseguenze quasi esclusivamente cosmetiche.

Nelle forme plagiocefaliche più severe, al contrario, il basicranio, le strutture ossee orbitarie, mascellari e mandibolari sono coinvolte in una deformazione torsionale e possono contribuire alla determinazione di anomalie funzionali cranio-maxillo-facciali a carico dell’asse visivo, dell’articolazione temporo-mandibolare e dell’occlusione (morso incrociato).

Una possibile associazione eziologica tra DPC e ritardo dello sviluppo neuro-motorio ha rappresentato un ulteriore elemento di interesse per gli operatori sanitari e di preoccupazione per le famiglie. L’osservazione dell’evoluzione della DPC, ai loro occhi più attuale del rischio di SIDS, ha indotto numerosi genitori a ridurre l’aderenza alle norme suggerite dai Pediatri per una “nanna sicura”.

 

Diagnosi e trattamento

La precoce identificazione dei neonati che manifestano, nel corso del primo bilancio di salute, un’evidente limitazione del ROM cervicale o che presentano già un’iniziale DPC, ed un attento protocollo fisioterapico di abilitazione motoria permettono di prevenire l’insorgenza e/o l’evoluzione della DPC.

Qualora l’attività di prevenzione non sia stata in grado di scongiurare completamente l’insorgenza di una DPC, le ortesi craniche rappresentano un metodo efficace per correggere le deformazioni craniche posizionali moderate e severe. La sinergia esistente tra la naturale plasmabilità ossea e la crescita del cranio ne permettono una correzione dinamica nelle direzioni ritenute più vantaggiose per la correzione morfologica, direzioni che la geometria dell’ortesi privilegia.

Nei casi più precoci, le ortesi craniche neonatali, da indossare come una cuffietta quando il bambino riposa reclinato nel lettino o nel passeggino, rappresentano un ulteriore strumento di prevenzione tra la seconda settimana e il terzo/quarto mese di vita.
Quanto maggiore è l’entità dell’anomalia e la variazione volumetrica richiesta per un’ottimale correzione, quanto più avanzata l’età del bambino (e quindi quanto minore il patrimonio di variazione volumetrica attesa), tanto maggiori saranno le prestazioni tecniche richieste all’ortesi per ottimizzare la sua efficacia (materiali, geometrie correttive, durata del trattamento, frequenza dei controlli).

La diagnosi precoce permette l’applicazione di protocolli di prevenzione finalizzati a risolvere le limitazioni del ROM cervicale, di impedire o almeno limitare lo sviluppo e la severità della DPC.

 

Un webinar sul trattamento delle deformazioni posizionali del cranio

Il corso, in programma giovedì 25 marzo 2021, è finalizzato ad offrire ai professionisti coinvolti:

  •  strumenti utili per l’identificazione precoce e la diagnosi clinica dei neonati con anomalie del ROM cervicale e di quelli con iniziale DPC.
  • approfondimenti per la diagnosi differenziale delle DPC rispetto alle craniostenosi e alle deformazioni transitorie da parto;
  • la condivisione di protocolli per l’ottimizzazione della funzione motoria cervicale del neonato e del bambino nei primi mesi;
  • elementi utili per l’identificazione dei pazienti da indirizzare al trattamento ortesico e per la selezione dell’ortesi ottimale per ciascuno di essi.

Il coinvolgimento dei genitori in un’attenta sorveglianza della funzione motoria cervicale e della morfologia cranica del bambino, la condivisione di un protocollo diagnostico e terapeutico per la definizione di un piano precoce e sinergico di fisioterapia e di eventuale correzione ortesica, permetteranno di prevenire la deformazione cranica posizionale o certamente di sorprenderla in una fase assolutamente iniziale, ottimizzando i risultati del trattamento.